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Intervista a Michele Frisoli, CEO di Manta Group, un gruppo in grado di offrire le più avanzate tecnologie per il settore aeronautico, automobilistico e della manutenzione industriale.
Cosa significa per te il termine imprenditorialità?
La parola imprenditorialità è una delle parole più nobili e complesse che io conosca, perché significa visione strategica, propensione al rischio, motivazione, struttura, capacità di analisi, intuito, responsabilità, problem solving tutti assieme.
Quale è stata l'esperienza o la lezione più significativa che hai acquisito durante il tuo percorso?
La lezione più significativa l’ho imparata dai miei ragazzi. Cerco sempre di imparare dai loro feedback, perché mi regalano spunti di riflessione e momenti di apprendimento incredibili. A volte diamo le cose per scontato, pensando che tutto possa risolversi o andare avanti semplicemente perché “è normale che sia così”. E questo non è sempre vero. Una volta uno degli operai di linea che si è maggiormente distinto per competenza e approccio lavorativo, mi ha detto: “Ultimamente ti vediamo poco in linea. Ci piacerebbe tornare ai vecchi tempi”. Avevamo passato mesi fianco a fianco, capendo assieme come lavorare meglio ed efficientare i processi. Una volta implementati i nuovi processi e appurato che erano in grado di andare avanti da soli, avevo lasciato a loro (e al loro responsabile) la gestione quotidiana del processo, come è giusto che sia, ma non avevo fatto sentire a sufficienza la mia presenza dopo la fase critica e di aggiustamento, e questo avrebbe rischiato di avere un effetto negativo su di loro. Ho apprezzato molto la sua onestà e il suo modo genuino di dirmi “anche se mi piacerebbe, non ti chiedo di venire sempre, ma di farci sapere che credi in noi e che stiamo continuando a fare bene. La stima della direzione per noi è importante”.
In che modo la tua azienda si contraddistingue nel panorama competitivo?
Abbiamo cercato di evolvere in parallelo sulle leve di competitività, sostenibilità ed innovazione, e saper coniugare questi aspetti ci ha portato ad avere una sempre maggiore consapevolezza di chi siamo e chi vogliamo essere. In un periodo complicato come gli ultimi anni per la manifattura italiana, siamo riusciti non solo ad essere molto competitivi su alcune aree e a capitalizzare sulle nuove lavorazioni, acquisendo competenze diversificate, ma anche a costruire sul capitale umano. Oggi siamo in grado di offrire un servizio altamente qualificato grazie agli investimenti fatti in macchinari e ricerca e sviluppo, e soprattutto grazie al continuo focus sulla soddisfazione e l’appagamento delle persone. Questo significa a volte fare scelte nette, ma significa anche assicurarsi che restino e crescano i migliori.
Quale è il tuo motto personale e professionale?
Il mio motto personale e professionale è “la differenza tra successo e fallimento non è nel sogno ma nel sognatore”. E’ una frase che ho fatto dipingere anche sulle pareti del mio ufficio, e la ritengo alla base del successo in qualunque ambito, dove la declinazione del successo può essere di diversa natura, sia esso misurato su parametri economici, di crescita personale, di ampliamento della competenza o di miglioramento dell’ambiente lavorativo. L’importante è essere consapevoli di quali obiettivi vogliamo raggiungere ed essere aperti a nuove opportunità, affrontandole con il giusto mindset. Spesso confondiamo l’essere concreti con il nostro essere focalizzati su come abbiamo sempre fatto le cose. Dovremmo invece concentrarci su come potrebbero essere fatte al meglio. Insomma dobbiamo educarci a pensare out of the box, e per farlo abbiamo bisogno di arricchire il nostro bagaglio culturale e professionale, investendo nella nostra educazione (es., master di secondo livello, corsi di leadership e management), confrontandoci con persone in diversi contesti, siano essi altri settori di business, il mondo accademico o le associazioni. Dobbiamo inoltre circondarci dei migliori mentor e professionisti che possano aiutarci ad elevare il livello di pensiero e di problem solving nostro e della nostra azienda.
Che tipo di imprenditore rappresenti all'interno del network ELITE?
Credo di potermi definire un imprenditore “ibrido”, a cui piacciono le nuove sfide, che accoglie i rischi, ma che cerca sempre di farlo in maniera pragmatica. Ibrido perché in ognuna delle fasi della mia vita lavorativa ho potuto imparare qualcosa di diverso, a volte in antitesi con l’insegnamento precedente. Da mio nonno, un agricoltore perfezionista e avverso al rischio, che ho avuto l’onore di affiancare nel lavoro nei campi durante la mia adolescenza, ho imparato che qualunque cosa facciamo deve rispondere ai parametri di precisione e bellezza. Dai miei colleghi in McKinsey ho imparato cosa significano team building, struttura e pianificazione. Da mio padre, che ha l’imprenditorialità nel sangue, ho imparato (e continuo ad imparare) cos’è la propensione al rischio e il gut feeling. Mi colloco quindi nel mezzo, come imprenditore di seconda generazione con un passato manageriale, e con una costante spinta a fare meglio. ELITE potrà aiutarmi a capitalizzare sul mio stile imprenditoriale, ma anche a smussare gli angoli e a comunicare più efficacemente con la community finanziaria.
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