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16 Oct 17

IL TERRITORIO COSTITUISCE UN ESEMPIO DI CULTURA INDUSTRIALE, SVILUPPO DELLE TECNOLOGIE E VISIONE IMPRENDITORIALE.

Per Fabrizio Gea, Presidente di Confindustria Canavese, Elite sarà fondamentale per un più agevole  accesso ai mercati finanziari internazionali.
Nel nostro sito diamo voce a tutti i vertici delle associazioni territoriali di Confindustria, in concomitanza con gli appuntamenti del road show per promuovere il progetto Elite organizzato dalla Confederazione.

Quali sono i punti di forza del vostro tessuto imprenditoriale?

Tutto il territorio canavesano (e in particolare Ivrea, la città che fu di Olivetti) è considerato un esempio in termini di cultura industriale, di innovazione tecnologica e di visione imprenditoriale. In questo territorio non si è mai avuto paura di rischiare, di investire, di innovare, di creare. Il territorio ha saputo reagire alle congiunture economiche negative e soprattutto ha dimostrato coraggio e tenacia nel riconvertire un tessuto imprenditoriale in passato fortemente monoindustriale, in un distretto di piccole e medie imprese d’eccellenza, sane, innovative e dalla forte vocazione internazionale. Le difficoltà che il Canavese ha dovuto affrontare negli ultimi trent’anni hanno fatto emergere il carattere poliedrico del territorio e la grande forza di carattere della comunità locale che ha saputo adattarsi alle nuove sfide economiche ed è stata capace di indirizzarsi verso nuovi obiettivi di sviluppo.

Quante sono le aziende e gli addetti?
In Canavese le imprese attive sono quasi 32 mila con un tasso di imprenditorialità pari al 12,5%; più di un’azienda canavesana su dieci opera nel manifatturiero (11,4%). Le Industrie vere e proprie sono circa 900 ed hanno tasso medio di export del 30%. Gli occupati nell’industria sono circa 23 mila; il tasso di disoccupazione è assestato al 10,6%.
Quali sono le specializzazioni del territorio?
Dal punto di vista della tipologia di settore oggi in Canavese le vocazioni produttive tradizionali si sono consolidate e attualmente si registrano tre attività nettamente prevalenti: il settore elettronico-informatico e dei servizi innovativi (area Bassa Valle d'Aosta-Ivrea-Caluso), lo stampaggio a caldo dell'acciaio (nell’alto Canavese) e la meccanica, la meccatronica, la robotica (Chivassese e Canavese meridionale). L’informatica e le telecomunicazioni restano due dei settori portanti dell’economia del Canavese. Oltre alla presenza di importanti società telefoniche e call center, vi sono aziende informatiche nell’area del software per la pubblica amministrazione, per istituti del credito, per quelle assicurative e per altri servizi di consulenza software e firmware. Inoltre, sono molto presenti la meccatronica, la microelettronica e il settore delle macchine utensili speciali. Anche le parti per il comparto automotive e lo stampaggio a caldo sono tra i settori economici più importanti della nostra area: infatti, in Canavese si produce quasi metà dell’acciaio stampato a caldo in Italia. Le oltre quaranta aziende presenti nel territorio forniscono i principali gruppi europei dell’automotive, soprattutto con riferimento ai veicoli pesanti, al settore ferroviario e aeronautico.  Il Canavese ha quindi saputo tenere salde le filiere economiche tradizionali, ma ha anche saputo innescare un percorso di crescita orientato verso settori innovativi che fino a pochi anni fa erano completamente sconosciuti nella nostra area. Elementi principali di tale diversificazione sono il settore biologico-farmaceutico (ad esempio con importanti Imprese insediate all’interno del Bioindustry Park Silvano Fumero, ma non solo), i servizi all'impresa, i servizi alla persona e i servizi in ambito energetico e delle tecnologie ambientali sostenibili. Sono infine presenti altri settori come quello della plastica-gomma, del legno, il settore edile, la grafica-editoria, i prodotti da costruzione.

Cosa vorreste fare per essere un ecosistema sempre più solido e competitivo?
Premesso che oggi serve un grande cambiamento di cultura imprenditoriale e che, in questo senso, risulta fondamentale creare relazioni, fare rete, tirare fuori il proprio coraggio e il proprio entusiasmo, al fine di ottenere i massimi benefici per le aziende e, conseguentemente, per il territorio, più che spiegare cosa “vorremmo fare”, posso raccontare cosa “stiamo facendo” per rendere il Canavese sempre più solido e competitivo.
Nell’ultimo anno e mezzo le parti economico-sociali e politico-amministrative del territorio, hanno sinergicamente lavorato per la realizzazione di un Piano di Sviluppo del Canavese, originato dalla messa a fattor comune di dieci anni di studi e ricerche sul sistema territoriale.  Queste ricerche, infatti, hanno portato a pensare che era finito il tempo delle strategie ed era ora di iniziare un processo di azione concreto. In un’ottica di processo aggregativo e di visione inclusiva, è stato avviato un articolato percorso iniziato con una fase di ascolto del territorio e proseguito con la realizzazione di schede progettuali contenenti le sensibilità e i desiderata di tutti gli attori che operano sul territorio. Il passaggio successivo è stato quello di fare sintesi e presentare il primo Piano di Sviluppo Territoriale, che altro non è che uno strumento di programmazione negoziata, ad oggi composto da 113 progetti al vaglio dei 6 tavoli di lavoro avviati da qualche mese e che coinvolgono, insieme ad un Ente Terzo che coordina e gestisce le attività, circa 120 persone.
Il Piano di Sviluppo del Canavese poggia su cinque assi tematici: Industria e attività produttive, Infrastrutture e trasporti, Formazione e istruzione, Turismo cultura e sport, Sanità e welfare.  La persona al centro, ovvero il Capitale Umano, è stato trasversalmente riconosciuto come punto focale di tutte le progettualità, unitamente a due fattori abilitanti considerati prerequisiti di base per tutti gli assi tematici accennati sopra: Semplificazione Burocratica e Sviluppo Digitale.
Per i Progetti che verranno selezionati nell’ambito del Piano di sviluppo si prevedono modalità di finanziamento da realizzare con sinergie pubblico-private oppure attraverso opportunità indirizzate prioritariamente agli investitori finanziari nazionali e internazionali.

Quali sono, secondo lei, i principali ostacoli alla crescita delle piccole e medie aziende?
Il Canavese oggi soffre principalmente di infrastrutture (materiali e immateriali) troppo ancorate al passato e senza alcun adeguamento e miglioramento strutturale e strategico.  
Oggi la forza motrice dell’economia del territorio è costituita dalle piccole e medie imprese che innovano, che internazionalizzano, che esportano. In Canavese infatti la maggioranza delle imprese sono competitive e solide, orientate verso l’innovazione e l’utilizzo di nuove tecnologie, molte oggi sono un esempio di impresa 4.0.  Un’area ancora da valorizzare e potenziare è la comunicazione: uno storytelling che consenta di raccontare oltre che fare. Questo agevolerebbe anche le relazioni tra imprese che talvolta non si conoscono e non scommettono quindi su sinergie e collaborazioni che potrebbero aiutarle ad essere più “forti” su un mercato in continua evoluzione.

Quanta familiarità hanno le aziende del territorio relativamente al mercato dei capitali inteso come alternativa al finanziamento bancario?
Come già evidenziato, il Canavese ha vissuto negli ultimi decenni un rilevante passaggio in termini di fatturato e occupazione dalla grande alla piccola e media Impresa (uno dei più importanti per numeri a livello europeo) ed un primo assestamento nel rapporto tra attività manifatturiere, ancora comunque prevalenti, e iniziative economiche nei servizi qualificati.
Vi è una significativa presenza di imprese familiari e tuttavia al tempo stesso vi sono molte aziende nate in tempi relativamente recenti; per questo l’attenzione al mercato dei capitali inteso come alternativa al finanziamento bancario non è ancora generalizzata, ma sta crescendo rapidamente, soprattutto in quelle imprese a più alto potenziale di crescita e che ambiscono a diventare multinazionali tascabili (diverse già lo sono) o comunque leader nelle proprie nicchie di mercato.

Le aziende, secondo lei, sono pronte al cambiamento e ad aprirsi al mercato aderendo al progetto ELITE?
Il Canavese ha sempre seguito e spesso anticipato i diversi cambiamenti tecnologici e di settore dagli inizi del ‘900 ad oggi; e la transizione al digitale che stiamo vivendo non fa eccezione, con le imprese canavesane fortemente impegnate.
Tuttavia, l’innovazione oggi non è solo più di prodotto ma anche organizzativa e finanziaria; in tal senso vi è un buon numero di Imprese candidabili a Elite e pronte a entrare in questo programma rivolto alla crescita delle Aziende.

Le aziende del territorio si stanno internazionalizzando e facendo acquisizioni all’estero
Le aziende canavesane già da anni sono orientate all’internazionalizzazione: oltre il 50% delle imprese industriali del Canavese, infatti, esporta; i mercati principali sono Francia, Germania e Svizzera. In media, 3/4 delle vendite all’estero vanno nell’Unione Europea, chi esporta più del 40% serve anche mercati del Nord Europa, Est Europa, Russia e Asia.
Diverse aziende fanno esportazioni indirette (vendono ad aziende italiane che poi esportano); i nuovi Paesi (Cina, Russia, Brasile, India, ma anche Polonia, Slovacchia e Croazia) sono aree in cui le nostre aziende non comprano soltanto, ma vendono, per lo più tecnologia e macchinari speciali.
Infine, numerose imprese hanno effettuato acquisizioni o avviato attività produttive all’estero, in particolare nell’Europa centrale (Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Slovenia), nel Nord Africa (soprattutto Tunisia) ed in Asia (India e Cina). Si tratta per lo più di produzioni non sostitutive di quelle effettuare in Canavese ma aggiuntive, realizzate in parte per seguire i grandi committenti, in parte per ampliare la gamma di vendita, con prodotti collocati nelle fasce di minor prezzo e spesso minore tecnologia rispetto a quelli realizzati in Italia.

Quali sono i fattori che hanno consentito di farlo e quali sono quelli che permettono di farlo di più?
I fattori che hanno consentito di sviluppare la propria presenza internazionale sono innanzitutto la tecnologia e la qualità dei prodotti; importante, però, è anche la programmazione e l’organizzazione delle imprese, perché l’approccio ai Mercati esteri non garantisce quasi mai risultati immediati; al contrario i successi di molte delle imprese del Canavese che oggi vantano percentuali di export di oltre l’80% derivano da un lavoro costante nel tempo, spesso di decenni e tanta determinazione, senza farsi scoraggiare dalle difficoltà.
In questo quadro, la disponibilità di risorse economiche per affrontare lo sviluppo internazionale è importante e per questo iniziative di accesso ai mercati finanziari internazionali come il Programma Elite risultano fondamentali.
Infine, conservare tali posizioni in futuro sui mercati internazionali e magari incrementarle richiederà un ulteriore salto di qualità e un approccio concreto verso la Trasformazione Digitale che oggi stiamo vivendo. Da questo punto di vista abbiamo buoni segnali dalle nostre aziende del Canavese perché rileviamo, non solo grazie agli incentivi per Industria 4.0, numerosi investimenti nella nostra area nella digitalizzazione delle imprese manifatturiere e di servizi.