HOMEPAGE NEWS MEDIA CENTER
05 Dec 17
TRA I PUNTI DI FORZA MODA, AGROALIMENTARE E MATERIALI COMPOSITI. IN CRESCITA L'INDUSTRIA DEL TURISMO.

Per Simone Mariani, Presidente di Confindustria Centro Adriatico, Elite è uno strumento straordinario per la crescita culturale e manageriale delle aziende, che potranno avvicinarsi al mercato dei capitali, migliorare i rapporti con il sistema bancario e implementare con più facilità processi d'internazionalizzazione e di innovazione.

Nel nostro sito diamo voce a tutti i vertici delle associazioni territoriali di Confindustria, in concomitanza con gli appuntamenti del road show per promuovere il progetto Elite organizzato dalla Confederazione.

Quali sono i punti di forza del vostro tessuto imprenditoriale?
L’industria, in particolare quella manifatturiera, rappresenta ancora il volano dell’economia fermana e picena, visto che ha ancora una incidenza rilevante sia in termini di addetti che di fatturato sul totale. Nel nostro territorio spiccano le eccellenze del settore moda e dell'agroalimentare, che rappresentano il vanto del nostro Made in Italy nel mondo ed è ancora significativa la localizzazione di imprese di grandi dimensioni insediatesi durante il periodo agevolato della Cassa del Mezzogiorno, che possono svolgere un ruolo determinante come driver dell'innovazione per tutta la filiera delle piccole e medie imprese locali. Di assoluta importanza strategica, la presenza di competenze nel settore dei materiali compositi (lavorazione delle fibre di carbonio) mentre è in crescita l’industria del turismo che può contare su importanti risorse artistiche, culturali e naturali.
Quante sono le aziende e gli addetti?
Le aziende attive nelle due province sono 39.925 ed occupano 116.132 addetti.
Le imprese sono in grande maggioranza micro-imprese:  il 95% delle imprese ha meno di 10 addetti, le piccole e medie imprese rappresentano assieme quasi il 5%.

Quali sono le specializzazioni del territorio?
In provincia di Fermo, dove insistono due importantissimi distretti industriali, quello calzaturiero e dei cappelli,  il 61% delle imprese manifatturiere sono attive nei settori della calzatura e della pelletteria mentre in provincia di Ascoli Piceno abbiamo una maggiore diversificazione produttiva incentrata sul tessile - abbigliamento, la metallurgia, la meccanica, la chimica - gomma – plastica,  oltre al noto distretto dell'agroalimentare.
Cosa vorreste fare per essere un ecosistema sempre più solido e competitivo?
E' necessario lavorare ad un patto per la crescita e per l'industria  che coinvolga imprenditori, lavoratori e loro rappresentanti, politica, banche e istituzioni finanziarie. Un “patto per la fabbrica” che -  come afferma il nostro Presidente Vincenzo Boccia - possa segnare una svolta anche nelle relazioni industriali in grado di accogliere una visione del mercato del lavoro che sia più in linea con i nuovi parametri economici con cui dobbiamo confrontarci. Un patto che dovrà trovare una declinazione anche a livello locale. In questo contesto stiamo già lavorando ad un manifesto  con l'obiettivo di promuovere, sviluppare e realizzare iniziative congiunte e coordinate  - insieme a tutti gli stakeholder privati del territorio - per accrescere l'attrattività del territorio.
Quali sono, secondo lei, i principali ostacoli alla crescita delle piccole e medie aziende?
Gli ostacoli alla crescita sono quelli che  conosciamo purtroppo da tempo: l'insufficiente infrastrutturazione materiale ed immateriale dei territori, l'eccessiva pressione fiscale, le restrizioni del credito bancario, la burocrazia, il costo dell'energia e potrei continuare ancora. Per tornare a crescere è indispensabile attuare a tutti i livelli istituzionali, dal centro fino alla periferia, una vera politica industriale che valorizzi l'impresa e l'imprenditore come motori dello sviluppo sociale ed economico dei territori. In questa direzione – ad esempio  - ritengo non più procrastinabile una azione forte e definitiva – in ambito comunitario - a difesa della qualità e dell'unicità del made in Italy nel mondo con l'introduzione una volta per tutte dell'etichettatura di origine.
Quanta familiarità hanno le aziende del territorio relativamente al mercato dei capitali inteso come alternativa al finanziamento bancario?
Nel nostro territorio l'indebitamento bancario è il principale strumento di finanziamento dei progetti imprenditoriali. Solo recentemente alcune imprese, caratterizzate da un alto potenziale di crescita, stanno verificando l'operatività di  interventi di finanza alternativa. La struttura del nostro sistema produttivo, caratterizzato nella stragrande maggioranza da piccole e piccolissime imprese, il più delle volte a conduzione familiare,  non facilita certo questo tipo di approccio che invece presuppone una nuova, moderna e strutturata cultura finanziaria. Inoltre i bassi costi per poter accedere ai finanziamenti bancari rendono oggi tutto più difficile. Un aiuto al cambiamento potrà essere fornito dalle numerose start up innovative nate nel nostro territorio (la provincia di Ascoli Piceno è al terzo posto in Italia per densità di start up innovative) e strutturalmente orientate al mercato dei capitali e dall'assoluta necessità delle imprese di trovare nuove fonti di finanziamento a causa della stretta creditizia in atto.
Le aziende, secondo lei, sono pronte al cambiamento e ad aprirsi al mercato aderendo al progetto ELITE?
Come Confindustria Centro Adriatico stiamo lavorando e lavoreremo sempre di più per sensibilizzare gli imprenditori e accompagnare le imprese  in questo percorso di crescita in termini culturali e finanziari. L'incontro che abbiamo organizzato con Elite a Fermo il 6 dicembre ne è una prova concreta.
Abbiamo già attivato un Elite desk con il quale abbiamo supportato alcune imprese associate nella fase di accesso al programma di Borsa Italiana. Le condizioni per fare bene ci sono tutte.

Le aziende del territorio si stanno internazionalizzando e facendo acquisizioni all’estero?
Le aziende locali sono già fortemente orientate all’internazionalizzazione; basti pensare che in provincia di Fermo più dell'80% della produzione delle imprese è destinata ai mercati esteri mentre le esportazioni complessive delle province di Ascoli Piceno e Fermo rappresentano più di un terzo di tutto l'export regionale, esprimendo un potenziale annuo di circa 4 miliardi di euro.  Isolati invece sono i casi di acquisizioni o avvio di attività produttive all'estero.
Quali sono i fattori che hanno consentito di farlo e quali sono quelli che permettono di farlo di più?
Le province di Ascoli Piceno e Fermo sono due dei territori italiani più vocati all'export grazie soprattutto ai prodotti di eccellenza del Made in Italy. La moda e il cibo hanno un forte appeal a livello mondiale ed in generale la qualità delle produzioni locali è riconosciuta in tutti i mercati internazionali. L'operosità e la passione dei nostri imprenditori nel fare le cose per bene e l'amore per la propria terra chiudono infine il cerchio.