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L'INNOVAZIONE HA GARANTITO L'ALTO LIVELLO DI COMPETITIVITA' DI UN SETTORE DI GRANDE TRADIZIONE COME IL METALMECCANICO
Per Giovanni Mondini, Presidente di Confindustria Genova, la presenza di una Scuola universitaria politecnica e dell’Istituto Italiano di Tecnologia ha contribuito allo sviluppo di un comparto high-tech di assoluto rilievo. In forte crescita anche l’industria turistica e culturale.
Nel nostro sito diamo voce a tutti i vertici delle associazioni territoriali di Confindustria, in concomitanza con gli appuntamenti del road show per promuovere il progetto Elite organizzato dalla Confederazione.
Quali sono i punti di forza del vostro tessuto imprenditoriale?
Il porto di Genova oggi, nel suo complesso (costruttori e riparatori navali, traffico merci e passeggeri…), costituisce la più “grande industria” sul territorio; ma il tessuto imprenditoriale genovese vanta eccellenze – per attività e presenza internazionale - nel settore della meccanica, dell’high-tech, dei servizi.
Quante sono le aziende e gli addetti?
Le aziende associate a Confindustria Genova sono un migliaio, per circa 60mila addetti.
Quali sono le specializzazioni del territorio?
L’industria metalmeccanica ha radici profonde a Genova, con realtà ultracentenarie che hanno mantenuto un alto livello di competitività grazie all’innovazione tecnologica; da questo punto di vista, la presenza a Genova di una Scuola universitaria politecnica che collabora costantemente con la comunità industriale e dell’Istituto Italiano di Tecnologia ha contribuito allo sviluppo di un comparto high-tech di assoluto rilievo. Infine, ma non per questo di minore importanza, l’industria turistica e culturale che, soprattutto in questi ultimi anni, si sono andate sempre più affermando.
Cosa vorreste fare per essere un ecosistema sempre più solido e competitivo?
La semplificazione degli iter burocratici e la digitalizzazione dei processi sono tra le condizioni imprescindibili, ma dobbiamo impegnarci ancora di più “a monte”, promuovendo la diffusione della cultura d’impresa, affinché le attività che creano ricchezza e benessere sul territorio siano sostenute e valorizzate.
Quali sono, secondo lei, i principali ostacoli alla crescita delle piccole e medie aziende?
Le cause che impediscono lo sviluppo delle PMI sono numerose e possono suddividersi in esterne ed interne alle aziende. Tra quelle esterne evidenzierei la pletora di norme e regolamenti, la lentezza burocratica, la mancanza di investimenti pubblici. Fattori interni che rallentano la crescita aziendale possono riscontrarsi nella ridotta capitalizzazione, nelle dimensioni contenute, nella difficoltà di aggregazione. E, ancora, la difficoltà di accesso al credito “tradizionale”.
Quanta familiarità hanno le aziende del territorio relativamente al mercato dei capitali inteso come alternativa al finanziamento bancario?
Anche nella nostra provincia e nella nostra regione la fonte principale di finanziamento per le PMi è il ricorso al credito bancario, ma le nostre aziende si stanno rendendo conto che il modello di finanziamento del proprio business si sta evolvendo. Infatti, nonostante si parli di un mercato del credito particolarmente liquido, è ormai chiaro a tutti che il sistema bancario non può essere più l’unico propulsore dello sviluppo imprenditoriale. Per far conoscere alle aziende associate l’esistenza di canali alternativi di approvvigionamento, Confindustria Genova ha organizzato una serie di incontri sia per migliorare la cultura finanziaria delle imprese, sia per presentare strumenti quali minibond, cambiali finanziarie, fondi di venture capital. Il nostro sostegno al programma Elite va proprio in questa direzione. Confindustria Genova, inoltre, sta studiando, in collaborazione con il sistema dei Confidi regionali, nuove misure di ingegneria finanziaria supportate dalle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
Le aziende, secondo lei, sono pronte al cambiamento e ad aprirsi al mercato aderendo al progetto ELITE?
Un buon numero di aziende associate di piccole e medie dimensioni ha già aderito al Programma Elite: si tratta di imprese strutturate e ben organizzate, ma ne esistono molte altre che hanno i requisiti di dinamicità e voglia di crescere richiesti da Elite. Ritengo che il progetto Elite sia un’ottima palestra dove acquisire conoscenze, anche attraverso il confronto con altre imprese, e rafforzare la propria struttura fino a ottenere i fondamentali economici finanziari e la visibilità necessaria per accedere con successo ai mercati finanziari.
Le aziende del territorio si stanno internazionalizzando e facendo acquisizioni all’estero?
Per le aziende più strutturate la presenza sui mercati internazionali è ormai un dato di fatto, anche attraverso acquisizioni di società all’estero. Per quanto riguarda le PMI, per alcune il processo di internazionalizzazione è una scelta obbligata per tentare di compensare il calo della domanda interna, per altre è, invece, il tassello di una strategia di crescita ‘a prescindere’. In entrambi i casi, i risultati dipendono dall’adeguatezza degli strumenti di cui si dispone.
Quali sono i fattori che hanno consentito di farlo e quali sono quelli che permettono di farlo di più?
Dimensione aziendale, organizzazione interna, tipologia di prodotto, capacità di investimento… questi sono fattori che, senza dubbio, favoriscono il processo di internazionalizzazione; ma si può fare di più e meglio quando si ha la consapevolezza delle proprie potenzialità di crescita all’estero e le competenze per metterle a frutto. A questo fine, le opportunità di visibilità e di networking offerte dal Programma Elite rappresentano un importante valore aggiunto.